Comuni disturbi del sonno: l’insonnia primaria

I DISTURBI DEL SONNO: L’INSONNIA PRIMARIA

Abbiamo presentato nel precedente approfondimento la nostra rubrica sui disturbi del sonno. Adesso entriamo nel dettaglio dei singoli disturbi partendo dal primo, l’insonnia primaria, e ricordando che la Polisonnografia rappresenta ad oggi il principale strumento di diagnosi nel campo della medicina del sonno.
Insonnia primaria è il termine medico per definire la difficoltà ad addormentarsi, soffrire di risvegli notturni o svegliarsi troppo presto al mattino, provando con la sensazione di non aver riposato a sufficienza per oltre un mese. Per definizione, l’insonnia primaria deve portare a un deficit diurno (sonnolenza) e non essere collegato ad un altro disturbo del sonno. Per alcune persone, questa condizione dura tutta la vita. Questi individui hanno una predisposizione costituzionale per il sonno frammentato. Non conosciamo ancora le ragioni, ma la condizione deriva probabilmente da un disordine biochimico o neuronale i centri che regolano il nostro stato di veglia e di sonno.
Le persone con questo disturbo hanno un sonno estremamente leggero, facilmente disturbato dal rumore, da sbalzi di temperatura e da ansia. Alcuni soggetti sviluppano insonnia primaria a seguito di un periodo di grave stress (disturbo post traumatico da stress). Per questi individui la difficoltà di andare a dormire si manifesta anche dopo che la fonte di stress è stata rimossa, perché si sono adattati a nuovi comportamenti che tuttavia disturbano il sonno. Questo disturbo può persistere per molti anni e causare stanchezza cronica, dolori muscolari e disturbi dell’umore.
Il trattamento per l’insonnia comporta spesso un approccio educazionale sulle consuetudini da adottare per tentare di avere un sonno sano ed un attento esame dei comportamenti che possono interferire con il sonno. Gli individui possono essere istruiti per migliorare la propria igiene del sonno, mantenendo un riposo regolare, evitare alcool e caffeina, facendo esercizio fisico regolare ed evitando attività stressante prima di coricarsi. Le terapie di rilassamento come la meditazione, la respirazione profonda e il rilassamento muscolare progressivo possono risultare utili. Spesso è vantaggioso modificare il comportamento in modo da non trascorrere molto tempo sveglio nel letto. Questo permette di associare il fatto di essere sdraiati a letto con il sonno. Questi sono tutti trattamenti per l’insonnia che non implicano l’uso di farmaci.
Curare l’insonnia cronica con i farmaci rimane un approccio medico ancora piuttosto controverso, in particolare per gli anziani. I farmaci in grado di funzionare come induttori del sonno devono essere presi in considerazione solo dopo che il medico ha attentamente valutato le possibili cause di insonnia, escludendo quindi quelle che possono essere trattate in altri modi; in secondo luogo, dopo aver cercato di migliorare il sonno attraverso i suddetti cambiamenti comportamentali. Se questi provvedimenti non hanno mostrato successo significativo, si può ricorrere ai farmaci induttori del sonno, a partire da dosi molto basse per periodi di tempo limitati.
Nei prossimi appuntamenti parleremo di sindrome delle apnee notturne, ipersonnie e narcolessia.

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